Monumento a don Giovanni Cipriani

Monumento a don Giovanni Cipriani

Tra i suoi ragazzi, educatore umile e concreto senza fare troppo rumore

Vincenzo  Tardi

Monumento a don Giovanni Cipriani3

Sabato 17 agosto 2013, ore 19,00: moltissimi turesi raggiungono l’Oratorio per l’inaugurazione del monumento a don Giovanni Cipriani. L’opera d’arte, intitolata: “Don Giovanni circondato dai fanciulli”, è stata commissionata al maestro Fabio Basile dall’Associazione Musicale “Maria SS. Ausiliatrice”, nel 50° anniversario della sua fondazione, in memoria riconoscente dell’umile e grande sacerdote, ideatore e realizzatore dell’Oratorio, della Banda Musicale e della Chiesa, dedicata all’Ausiliatrice.

Il maestro Basile lo ha ritratto seduto, intento a leggere un testo sacro tra due fanciulli: (“Se non diventerete come bambini non entrerete nel Regno dei cieli”, Mt 18,3). Uno è “un bambino desideroso di giocare al pallone, ma trattenuto dalla forza di persuasione del sacerdote”, l’altra “una fanciulla con un flauto che simboleggia la musica”.

Monumento a don Giovanni Cipriani2

Per chi ricorda don Giovanni, era proprio quella la scena che si ripeteva spesso all’Oratorio, soprattutto in estate, quando si sedeva in mezzo ai suoi ragazzi per ascoltarli, conversare con loro ed offrire qualche suggerimento o consiglio, da amico. L’artista Basile, che ha conosciuto personalmente don Giovanni, l’ha voluto ritrarre seduto su una pietra, per significare che egli “è stato un fondatore…uomo concreto…assolutamente con i piedi per terra”.

La S. Messa è stata concelebrata da S. Ecc.za Mons. Domenico Padovano, vescovo della nostra diocesi di Conversano-Monopoli, dai tre parroci turesi: don Giovanni Amodio (arciprete), don Maurizio Caldararo, don Nicola D’Onghia e dal primo parroco della chiesa “Maria SS. Ausiliatrice”, don Nicola Montone di Noci.

Durante tutta la cerimonia si avvertiva la presenza spirituale del caro don Giovanni, che sembrava volesse accompagnare sorridente e devoto la preghiera dei fedeli partecipanti, tra i canti celestiali del coro. In quei momenti di meditazione orante, ognuno, forse, ha ripensato a qualche episodio personale, vissuto in quel luogo, in un rapporto vivo e costruttivo con lui, sacerdote amabile, disponibile, paterno.

Nel saluto iniziale di benvenuto, rivolto al vescovo, don Maurizio ha precisato che la cerimonia religiosa di quella sera era il riconoscimento spontaneo, affettuoso, legittimo e dovuto ad un umile sacerdote, che ha realizzato, quasi in silenzio, senza far rumore, grandi opere. La precisazione opportuna sottintendeva la constatazione che non esistono solo santi con l’aureola, ma anche numerosi uomini e donne che hanno vissuto il messaggio evangelico con il massimo impegno, sia pure con i limiti dell’umana fragilità, e che meritano lo stesso di essere ricordati e celebrati per quello che hanno fatto. E don Giovanni è stato certamente uno di questi!

Proprio per la sua ‘santità’ particolare, senz’aureola, che lo portava a trattare tutti con semplicità e schiettezza, a stare in mezzo alla gente come uomo comune e, in particolar modo, a privilegiare i meno fortunati e i più bisognosi di aiuto spirituale, don Giovanni ha saputo suscitare in molti imprenditori, professionisti ed artigiani un impeto di commovente generosità, tale da innescare un’autentica gara emulatrice per la realizzazione delle infrastrutture necessarie ad accogliere l’erigenda statua. All’impegno lavorativo delle varie maestranze e alla loro opera preziosa, completamente gratuita, va la doverosa ed affettuosa riconoscenza di tutta la cittadinanza. Bene ha fatto l’Associazione Musicale a ricambiare questa corale e totale disponibilità con una targa-ricordo, consegnata ai rappresentanti delle varie società o imprese partecipanti.

L’omelia del vescovo è stata una profonda ed eloquente riflessione sul significato e sulla funzione religiosa, educativa e sociale dell’Oratorio, oggi. Mons. Padovano ha ricordato l’opera di S. Filippo Neri, primo promotore e fondatore di oratori, il quale, nella Roma del cinquecento, volle riscattare e dare dignità umana e sociale all’infanzia abbandonata. L’oratore è passato quindi a parlare dell’oratorio salesiano di S. Giovanni Bosco, al cui ideale si ispirò e conformò la sua opera il nostro don Giovanni.

In particolare, il vescovo ha affermato che l’oratorio è un “ponte” tra la Chiesa e la strada, il ‘luogo educativo’ concreto, reale, dove si vivono le relazioni umane vere, in un rapporto diretto e collaborativo tra l’educatore amico e i discepoli desiderosi di crescere e apprendere. E per questo ha formulato l’augurio che l’Oratorio turese continui ad essere “un laboratorio di talenti” dove ci si forma come uomini, cristiani e cittadini.

Al termine della cerimonia, tantissime persone sono sfilate dinanzi alla statua di don Giovanni, scambiandosi sentimenti, emozioni. Ognuno è tornato a casa, conservando, nel segreto del suo cuore, i ricordi più belli delle esperienze fatte all’Oratorio e gli insegnamenti di vita ricevuti da quel prete straordinario e indimenticabile che è stato don Giovanni Cipriani.

 

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