La statua bronzea è nel giardino dell’Istituto


Matteo Pugliese è “tornato” a casa

Giovanni Lerede

Ho avuto l’onore di condividere con Matteo Pugliese il progetto del Centro Studi di Storia e Cultura fin dalla sua fondazione avvenuta nel 1995. Il Professore, come in molti lo chiamavano, o più semplicemente don Matteo, ha profuso in tutti noi dal primo momento quell’energia che solo lui era capace di convogliare in ottimismo: incoraggiava, stimolava, concretizzava le cose progettate. Nonostante l’età e gli acciacchi è sempre stato il più lungimirante, il più entusiasta. Insomma, il più ‘giovane’ di tutti noi.

matteo pugliese 3

Particola statua

Don Matteo era un personalità dalle mille sfaccettature e dai mille impegni: docente, preside, sindaco, studioso e storico, diacono. Aiutava chi chiedeva aiuto, ascoltava chi gli chiedeva un consiglio e “Mamma Rosa”, la sua casa, era la casa di tutti e con tutti aveva sempre una parola, un gesto, un’attenzione anche quando si faceva burbero per le difficoltà giornaliere. Lui era un punto di riferimento per molti, non solo a Turi, perché accoglieva tutti e autorevolmente partecipava dei loro problemi: severo, misericordioso, tenace, concreto ma sempre umanamente disposto all’aiuto; mai intellettuale spocchioso e arrogante, no, lui era un’umile intelligenza al servizio degli altri, un Cristiano coerente, un uomo di Pace. Lui era Maestro di vita.

Immaginate di condensare in un’unica immagine tutto questo e vi renderete conto che non è un’impresa facile. La Politica, la Scuola, la Chiesa, la Cultura. In ogni campo Matteo Pugliese ha lasciato il segno e questi segni, ora che non c’è più, bisognava riassumerli affinché il ricordo di quest’uomo non andasse perduto. Mossi da un moto di profonda amicizia e riconoscenza, Remo Lefemine, amico fraterno e suo stretto collaboratore, e don Angelo Pasquale Tinelli, presidente della Fondazione “Mater Domini e della R.S.S.A. per anziani “Mamma Rosa”, hanno voluto affidare il compito della sintesi artistica al maestro scultore Alessandro Fabio Basile che ha realizzato un monumento bronzeo, inaugurato il 20 dicembre scorso (giorno della nascita del prof. Pugliese) nei giardini di “Mamma Rosa” con una Messa e una semplice cerimonia civile, in presenza del Sindaco Coppi, del vicario generale della diocesi mons. Vito Fusillo, dei due committenti, di amici e conoscenti.

Il maestro Basile ha accettato con entusiasmo l’incarico a dare forma perenne al ricordo ancora vivo di una grande personalità. Non nuovo alle opere monumentali  – suo è il gruppo scultoreo che all’Oratorio ricorda un’altra grande personalità del nostro Novecento, don Giovanni Cipriani – il maestro questa  volta ha intrapreso la nuova sfida artistica, tralasciando l’amata pietra per riprendere la materia bronzea con la quale ha già realizzato bellissime opere:  il monumento a Padre Pio (insieme a Peppino Susca), le 15 belle formelle della Via Crucis nella Chiesa parrocchiale Maria SS. Ausiliatrice e una serie di ‘bronzetti umanistici’ che fanno bella mostra di se nelle abitazioni di collezionisti e cultori d’arte sparsi per l’Italia.

L’artista si è cimentato con un personaggio conosciuto solo di fama, ma non personalmente come nel caso di don Cipriani. Ha dovuto, pertanto, chiedere, ascoltare, confrontarsi con chi invece il Professore l’ha frequentato assiduamente. Ha studiato i pochissimi ritratti fotografici disponibili, trovando infine un decisivo ‘conforto’ visivo nei lineamenti somatici di sua nonna Caterina, cugina del Professore, deceduta pochi giorni prima dell’inaugurazione del monumento. Il risultato, frutto anche della consolidata esperienza professionale di Michele Magnifico, titolare dell’omonima fonderia barese, è un Matteo Pugliese seduto su una pietra, distratto per un attimo dalla lettura e dalla meditazione da una folata di vento che gira le pagine del libro tenuto da mani tese in avanti nell’atto di donare (la cultura, il sapere, l’impegno, la vita) a chi gli va incontro, a chi gli chiede un aiuto. Il Professore alza gli occhi e guarda meditabondo il mondo, vestito di un abito il cui tessuto è trama di saio francescano; discretamente don Matteo è circondato di simboli: Comune di Turi, Centro Studi, Lions Club, Cavalieri del Santo Sepolcro e, sopra tutti, un catino con boccale e stola diaconale, richiamo alla sua importante funzione di uomo di Chiesa.

Dal 20 dicembre, dunque, Matteo Pugliese è nuovamente ‘tornato a casa’  – le sue spoglie mortali riposano nella vicina chiesa dell’Istituto – e la sua presenza è ora ancor più rafforzata, pronta ancora una volta a confortare, consigliare, rincuorare gli ospiti sofferenti, gli operatori, gli amici commossi e tutti coloro che hanno avuto in lui un punto di riferimento. Ora è lì seduto all’ombra di pini e ulivi in attesa di chi gli chiederà udienza, pronto come sempre a ‘dare una mano’, ad andare incontro agli altri in silenzio, senza rumore né pubblicità, con umiltà come ha sempre fatto. L’opera del maestro Basile colma un’assenza, ‘riporta tra noi’ un uomo che in realtà non è mai andato via. Lui ora è lì tra gli alberi anche per un semplice saluto.

 

Da ‘il paese’ 241/gennaio-febbraio 2016

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